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lunedì 3 giugno 2013

I Gesuitici Draghi e Ciampi: i veri artefici della distruzione dell'Italia






Mentre, in Italia, la sinistra controllata dal Vaticano distraeva gli ingenui lettori di La Repubblica, Il Manifesto el'Unità, dandogli in pasto IL MOSTRO Cavaliere Costantiniano Silvio Berlusconi, il vero potere gesuitico, da dietro le quinte, faceva i propri affari, sia con i governi di destra, che con quelli di sinistra, senza che alcun giornale di rilievo puntasse pericolosamente il dito su questo manovratore occulto.

L'attuale presidente della BCE Mario Draghi fu un protagonista indiscusso di questa Serie A del potere. Dal blog di Miro Renzagli leggiamo alcune delle sue imprese:



"Nel 1991, di nuovo in Italia, Draghi assume un altro incarico: quello di Direttore Generale del Ministero del Tesoro al quale aggiungerà (1993) la presidenza del Comitato Privatizzazioni.I suoi meriti nel privatizzare tutto il privatizzabile del patrimonio italiano devono essere stati rilevantissimi se 10 (dico: dieci) governi consecutivi, di ogni forma e colore, fino al 2001, considerarono la sua azione talmente efficiente da inchiodarlo a quella poltrona.E, in effetti, l’opera di smantellamento da lui diretta registra incredibili successi. Copio e incollo dal sito ufficiale di Confindustria: «Tra il 1993 e i primi mesi del 2001 in Italia sono state effettuate cessioni al mercato di quote di aziende pubbliche per circa 234.800 miliardi di lire. Le cessioni hanno riguardato importanti aziende di proprietà del Ministero del Tesoro (come Telecom, Seat, Ina, Imi, Eni, Enel, Mediocredito Centrale, Bnl), dell’Iri (come Finmeccanica, Aeroporti di Roma, Cofiri, Autostrade, Comit, Credit, Ilva, Stet), dell’Eni (come Enichem, Saipem, Nuovo Pignone), dell’Efim, degli altri enti a controllo pubblico (come Istituto Bancario S. Paolo di Torino e Banca Monte dei Paschi di Siena) e degli enti pubblici locali (come Acea, Aem, Amga)». Bisogna ammetterlo: non era facile ma lui c’è riuscito. Gliene furono grati in molti, ma non l’ex Presidente Francesco Cossigache lo accusò pubblicamente, anche in Tv, di aver favorito i suoi futuri datori di lavoro della GS."

Imprimetevi bene queste parole su Draghi tratte da Wikipedia:



"Nel 1991viene nominato Direttore generale del Ministero del Tesoro, incarico mantenuto fino al 2001fra il succedersi di 10 governi. Dal 1993al 2001 è Presidente del Comitato Privatizzazioni. È stato artefice delle più importanti privatizzazionidelle aziende statali italiane, avendo ricoperto diversi incarichi nel Ministero del Tesorodurante gli anni novanta.



Ma chi è Mario Draghi? Solo un agente di Goldman Sachs? Naturalmente nessuno, o quasi, nell'informazione "alternativa"italiana, ha mai rilevato che Mario Draghi è il prodotto perfetto delle scuole dei gesuiti, come noi rilevammo in questo post: I Gesuiti che in Italia allevano la classe dirigente, compreso Mario Draghi




"“Sarebbe un errore pensare che nella stima che Draghi si è guadagnato ovunque nel mondo il nostro Paese non c’entri nulla. C’entra anche l’Italia, quella migliore: quella della sua formazione negli istituti dei gesuiti che gli ha dato spessore culturale, equilibrio e coerenza di pensiero; c’entra il ruolo svolto in un decennio al Tesoro nel periodo del parziale risanamento della finanza pubblica, dell’ingresso dell’Italia nell’euro e di un processo di privatizzazioni che ha cambiato la cultura del mercato nel nostro Paese”. Numerosi sono stati nelle ultime settimane i profili di Mario Draghi, neo Presidente della Banca Centrale Europea, comparsi in diversi giornali, in cui non si è trascurato di menzionare la sua formazione presso l’Istituto Massimiliano Massimo a Roma.Nell’articolo  pubblicato il 25 giugno dal Corriere della Sera si sottolinea il particolare beneficio che questa ha esercitato sulla sua crescita umana e professionale, ottima base per l’intera sua prestigiosa carriera. In un ricordo di Draghi che sullo stesso giornale fa Luigi Abete, Presidente della BNL e di Assonime, suo compagno di scuola, emergono alcune sue qualità: diligente, studioso, bravo, molto sportivo. Abete descrive quel collegio degli anni cinquanta come “una scuola con una forte identità”. E continua: “L’insegnamento più forte che i gesuiti hanno inculcato ai loro studenti era che ‘il fine anche nobile non giustifica mai i mezzi’. La correttezza deve essere sostanziale.  Ci hanno insegnato che se tu sei nella parte di società fortunata devi anche pensare agli altri”. Dare lezione ai ragazzini poveri delle borgate romane: questa una delle esperienze condivise con Draghi e che Abete racconta, identificandola come occasione in cui si è “formato il senso del dovere, uno dei valori fondamentali trasmessi dai gesuiti”. "

Smantellare l'Italia, naturalmente, per i gesuiti è un "fine nobile"che è stato intrapreso con "mezzi nobili". Questo è il "senso del dovere" del soldato Draghi nell'intrapresa Ad Maiorem Dei Gloriam.






Un altro generatore di catastrofi occulto, anche se incensato pubblicamente dai giornali sopra citati, fu Carlo Azeglio Ciampi. In un'intervista che Nino Galloni ha rilasciato a Claudio Messora, si evidenzia il ruolo fondamentale di Carlo Azeglio Ciampi; leggiamo un articolo al riguardo:



“Il primo colpo storico contro l’Italia lo mette a segno Carlo Azeglio Ciampi, futuro presidente della Repubblica, incalzato dall’allora ministro Beniamino Andreatta, maestro di Enrico Letta e “nonno” della Grande Privatizzazione che ha smantellato l’industria statale italiana, temutissima da Germania e Francia. E’ il 1981: Andreatta propone di sganciare la Banca d’Italia dal Tesoro, e Ciampi esegue.Obiettivo: impedire alla banca centrale di continuare a finanziare lo Stato, come fanno le altre banche centrali sovrane del mondo, a cominciare da quella inglese.

[…]

Alla fine degli anni ‘80, la vera partita dietro le quinte è la liquidazione definitiva dell’Italia come competitor strategico: Ciampi, Andreatta e De Mita, secondo Galloni, lavorano per cedere la sovranità nazionale pur di sottrarre potere alla classe politica più corrotta d’Europa. “

Anche qui, l'informazione “alternativa”si dimentica di approfondire; chi è, infatti Carlo Azeglio Ciampi? Da Il Giornale leggiamo:

Dai gesuiti, ma al «San Francesco Saverio» di Livorno, si è diplomato invece l'ex presidente Carlo Azeglio Ciampi, un laico dalla religiosità sobria ma rigorosa (ogni domenica a messa), da buon allievo gesuita.

Da wikipedialeggiamo:

Figlio di Pietro Ciampi e di Maria Masino, piemontese di Cuneo. Frequenta l'Istituto San Francesco Saverio, retto dai Gesuiti, dalla terza elementare al liceo. Salta la quinta elementare e la terza liceo per gli ottimi voti conseguiti nelle classi precedenti.

Se non siete ancora convinti potete legge anche questo articolo del corriere della sera del 20 maggio 1999:


I ricordi di padre Matini, ora novantenne: era timidissimo e religioso. Si iscrisse alla Congregazione mariana. Il gesuita che gli insegno' greco: Carlo Azeglio? Continuo a dargli del "tu" ARICCIA (Roma) - "Mi rivolgo a lui col "tu", certo. E lui naturalmente mi risponde col "lei". Vecchia regola dei Padri gesuiti: se sei ex alunno ti trattano da ragazzino anche quando hai i capelli bianchi. O magari sei diventato presidente della Repubblica e ti chiami Carlo Azeglio Ciampi.

[…]

Matini e' l' unico professore di Ciampi ancora vivo: tra il ' 34 e il ' 35 fu lui a dargli lezioni di greco alla "San Francesco Saverio" di Livorno. Angelo era gia' laureato in filosofia e stava per affrontare gli studi di teologia. Carlo Azeglio aveva 14 anni ed era iscritto al ginnasio. Com' era il giovane Ciampi, padre Matini? "Molto studioso. Apprendeva con facilita' ed io ero contento di lui. Carlo era legatissimo alla famiglia, soprattutto al fratello Giuseppe, pure lui studiava da noi […] Possibile che il giovane Ciampi fosse cosi' "perfetto"? Non avra' avuto un difetto, magari uno soltanto? "A dire la verita' , questo lo ricordo, era timido. Anzi, timidissimo. E questa sua timidezza finiva col preoccupare non poco noi professori. Anche suo fratello Giuseppe era riservato. Ma meno di Carlo. I giovani Ciampi erano comunque seguitissimi dalla famiglia. La mamma, la ricordo come fosse oggi, veniva spesso a parlare col rettore". Ed era religioso? "E come no? Era iscritto alla Congregazione Mariana". Ovvero l' antica associazione che segue la crescita spirituale dei giovani nel segno di Sant' Ignazio di Loyola sollecitandoli al culto della Madonna. Particolare che inevitabilmente avvicina Ciampi al suo predecessore Scalfaro. Come sono stati i vostri rapporti nel tempo? "Ci siamo sentiti sempre, almeno ogni Natale, e ci vogliamo davvero bene. Due anni fa e' venuto a visitarci e spero che tornera' . Intanto prego ogni mattina per lui da quando e' stato eletto. Mi fanno ridere certe polemiche: laico, cattolico... Carlo e' un buon credente incapace di fingere o esagerare. Questo, si' , conta". Come si comportera' al Quirinale? "Benone. Certo...". Certo, padre? "Certo sara' una brutta gatta da pelare". E le manone nascondono una gran risata.

Paolo Conti "

Tra le tante onorificenze conseguite da Carlo Azeglio Ciampi ricordiamone due in particolare:



1) Cavaliere di Collare dell'Ordine Piano (Santa Sede), un'onorificenza conferita anche a Benito Mussolini. Dal sito dell'archivio storico del corriere della sera leggiamo:



“CITTÀ DEL VATICANO - Pioggia di onorificenze pontificie sulle autorità dello Stato italiano, «conferite» tra le visite in Vaticano del presidente Casini - avvenuta il 7 novembre - e quella dell' altro ieri del presidente Berlusconi: sono stati «insigniti» dell' Ordine Piano il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, i presidenti del Senato e della Camera Marcello Pera e Pier Ferdinando Casini, il ministro degli Esteri Gianfranco Fini e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta. L' Ordine Piano (istituito da Pio IX nel 1847) è la terza tra le onorificenze pontificie, dopo quelle dell' Ordine supremo del Cristo e dell' Ordine dello Speron d' Oro, che vengono assai raramente conferiti a «sovrani e capi di Stato cattolici particolarmente benemeriti verso la Sede Apostolica». Dopo l' Ordine Piano vi sono altre due onorificenze pontificie: l' Ordine di San Gregorio Magno e l' Ordine di San Silvestro Papa."



2) Collare al Merito Melitense dell'Ordine di Malta

Da un articolo dell'11/12/2002, dal titolo IL GRAN MAESTRO IN VISITA UFFICIALE DAL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA CIAMPI, tratto dal sito ufficiale dell'Ordine di Malta, leggiamo:


"Il Presidente Ciampi ha espresso grande apprezzamento per l’impegno profuso dall’Ordine di Malta, dichiarando la volontà di ampliare ulteriormente le attività ed i progetti di assistenza da sviluppare congiuntamente.

Al termine dei colloqui il Gran Maestro ha insignito il Presidente della Repubblica Ciampi della più alta decorazione dell’Ordine di Malta: il Collare al Merito Melitense."



Dal sito web di Carlo Azeglio Ciampi estraiamo le immagini del suo incontro con l'Ordine di Malta e il suo ex Gran Maestro Andrew Bertie:



Da un discorso del Gran Maestro Fra’ Andrew Bertie tratto dal sito ufficiale dell'Ordine di Malta:

"Vorrei in eguale misura sottolineare l’eccellenza delle nostre relazioni con la cara Italia; relazioni che hanno avuto come momento più significativo la visita di stato effettuata dal Presidente Ciampi al Palazzo Magistrale, oltre ai numerosi incontri con membri del Governo e del Parlamento; sono inoltre lieto che recentemente sia stato possibile firmare due accordi di cooperazione con il Governo italiano: uno con la Protezione Civile, l’altro con il Ministero della Sanità."



Beniamino Andreatta fu un uomo della Democrazia Cristiana; dalla Treccanileggiamo:



"Andreatta, Beniamino. - Uomo politico ed economista italiano (Trento1928 - Bologna 2007). Parlamentare dellaDemocrazia Cristianadal 1976 al 1992, rieletto nel 1994 e nel 1996 per il Partito popolare italiano di cui è stato uno dei fondatori, è stato ministro del Bilancio (1979), del Tesoro (1981-82), degli Esteri (1993-94) e della Difesa (1996-98). È uscito dalla vita politica attiva in seguito a una grave malattia. Postumo, nel 2011 è stato pubblicato a cura di E. Letta il volume dei suoi Discorsi parlamentari."

Da Wikipedia leggiamo anche della sua formazione all'Università Cattolica del Sacro Cuore:

"Al Liceo classico Giovanni Pratidi Trento [un liceo che, nella sua storia, venne affidato anche ai gesuiti] è stato compagno di scuola di Giorgio Grigolli, poi presidente della Provincia autonoma di Trento[1].

Dopo essersi laureato in giurisprudenzaall'Università di Padova nel 1950, ricevendo il premio come "miglior laureato dell'anno", ha successivamente compiuto studi di economiapresso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e, come visiting, presso quella di Cambridge.

Nel 1961, dopo il matrimonio con la moglie Giana, andò in Indiaper conto del MIT, come consulente presso la Planning Commission del governo di Jawaharlal Nehru.

L'anno successivo divenne professore ordinario. Nel corso della sua attività accademica ha insegnato all'Università Cattolica di Milanocome assistente volontario, e nelle università di Urbino, Trento(nel 1968, durante la contestazione studentesca) e Bologna. Proprio a Bologna fonda l'Istituto di Scienze Economiche e la Facoltà di Scienze Politiche. Ebbe tra i suoi allievi e collaboratori molti brillanti economisti, fra cui Romano Prodi che dal 1963divenne suo assistente."



Conclusione 


Nel mentre l'Italia veniva smantellata dal suo interno dagli allievi dei gesuiti e del Vaticano, all'esterno nasceva la Dittatura Gesuitica Europea, che ci ha sottomesso ulteriormente, la quale non è altro che una tappa verso il Nuovo Ordine Mondiale del Papa e dei Gesuiti.


Approfondimenti:

L' articolo del 11/12/2002: IL GRAN MAESTRO IN VISITA UFFICIALE DAL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA CIAMPI, tratto dal sito ufficiale dell'Ordine di Malta, leggiamo:



"Questa mattina il Gran Maestro del Sovrano Ordine di Malta Fra’ Andrew Bertie è stato ricevuto al Palazzo del Quirinale dal Presidente della Repubblica Italiana Carlo Azeglio Ciampi.

All’arrivo di Sua Altezza e della delegazione melitense nel cortile del palazzo che ospita la Presidenza della Repubblica, la bandiera dell’Ordine di Malta è stata issata sul torrino, accanto a quella della Repubblica Italiana e a quella dell’Unione Europea. Dopo l’esecuzione dei rispettivi inni ufficiali, i due Capi di Stato hanno ricevuto gli onori militari ed hanno passato in rassegna la Guardia schierata.

Durante i colloqui ufficiali il Gran Maestro ha potuto sottolineare lo stato delle relazioni con la Repubblica Italiana, che sono ottime e proficue. L’Ordine ha una profonda gratitudine verso lo Stato Italiano. Fin da quando nel 1798 i Cavalieri furono costretti a lasciare l’isola di Malta, occupata militarmente da Napoleone, l’Italia ha accolto l’Ordine con la sua ospitalità. E’ dall’Italia che si è irradiata l’attività a favore dei più deboli che i Cavalieri di molte nazionalità svolgono assistiti da migliaia di collaboratori e da volontari in oltre 100 paesi del mondo.

Il Presidente Ciampi ha espresso grande apprezzamento per l’impegno profuso dall’Ordine di Malta, dichiarando la volontà di ampliare ulteriormente le attività ed i progetti di assistenza da sviluppare congiuntamente.

Al termine dei colloqui il Gran Maestro ha insignito il Presidente della Repubblica Ciampi della più alta decorazione dell’Ordine di Malta: il Collare al Merito Melitense. Ha fatto seguito il pranzo offerto dal Presidente della Repubblica Ciampi in onore del Gran Maestro dell’Ordine e della delegazione melitense.

Questa visita fa seguito a quella effettuata dal Presidente Ciampi il 6 dicembre 1999 a Villa Malta a Roma in occasione della cerimonia di chiusura delle celebrazioni per i 900 anni di vita dell’Ordine. Nel 2001 i due Capi di Stato si erano incontrati in occasione della Cerimonia di Consegna della Bandiera Italiana al Corpo Militare dell’Ordine."



Da un articolo tratto sempre dal sito ufficiale dell'Ordine di Malta del 04/04/2006, dal titolo VISITA UFFICIALE DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA:




"L’Ordine di Malta “è nel cuore degli italiani”: per la sua storia, la sua azione umanitaria, i suoi sforzi diplomatici in favore della pace. Con questa lusinghiera attestazione di stima e di amicizia il Presidente della Repubblica Italiana Carlo Azeglio Ciampi, in visita ufficiale stamani al Palazzo Magistrale dell’Ordine, si è rivolto al Gran Maestro Fra’ Andrew Bertie. Quest’ultimo ha voluto ribadire il clima di particolare cordialità di un incontro che – ha affermato – “è per noi molto più di una restituzione della nostra visita al Quirinale” di quattro anni or sono. Nella persona del Presidente Ciampi, oggi accogliamo il capo di una Nazione che “riveste un ruolo specialissimo nella storia dell’Ordine”: da quasi due secoli ne ospita infatti le sedi di governo, consentendogli di mantenere la sua millenaria sovranità e, insieme ad essa, l’efficacia della sua missione di servizio all’uomo nei quattro angoli del globo. Una missione che – ha ricordato ancora il Gran Maestro Bertie – “è mondiale, dunque anche italiana. E’ diplomatica ed umanitaria, ma non politica. Sviluppata al di là di ogni possibile barriera: di razza, di religione, di nazionalità”.

Particolarmente significativo il ricordo di Papa Wojtyla da parte del Gran Maestro: “sul piano personale, non posso fare a meno di notare un ulteriore motivo di sintonia tra Lei e me: la stima e l’amicizia coltivati negli anni con Giovanni Paolo II, di cui si è appena celebrato il primo anniversario della scomparsa. Un Pontefice che è stato nel cuore del mondo, nel cuore degli italiani e che anche nel nostro ha lasciato una traccia indelebile”.

L’Ordine guarda all’Italia con riconoscenza, ma anche con uno “spirito di collaborazione” cementatosi attraverso importanti intese giuridiche tra lo SMOM e l’Italia, che il Gran Maestro ha voluto ricordare al suo illustre ospite: nel 2003 l’accordo di cooperazione sanitaria, nel 2004 quello per l’assistenza ai Paesi in via di sviluppo e l’accordo sulle emissioni postali; nel 2005, l’autorizzazione alla circolazione per le speciali targhe automobilistiche gratuite riservate alle ambulanze dell’Ordine; solo pochi giorni fa, infine, la firma dell’accordo-quadro in materia di ricerca scientifica sulla riabilitazione neuromotoria, la sindrome metabolica e il diabete. Intese dalle quali – ha detto ancora il Gran Maestro – traggono vantaggio “in primo luogo i cittadini italiani”.

Di rimando, anche il Presidente Ciampi ha voluto sottolineare “l’esemplare convivenza” consolidatasi in quasi due secoli “di mutuo rispetto” e di una “reciproca collaborazione” per la quale ha auspicato ulteriori e non meno significativi sviluppi.Evidenziando infine la straordinaria capacità dell’Ordine di adattarsi ai tempi, arricchendo “le sue nobili tradizioni attraverso nuove ed efficaci iniziative”, il capo dello Stato italiano ha affermato che lo SMOM può porsi oggi come “valido riferimento nell’ambito della comunità internazionale, oltre che per le sue iniziative umanitarie, anche nel più ampio quadro del sostegno allo sviluppo”. Quanto al messaggio di solidarietà e di pace di cui l’Ordine Sovrano si è fatto portatore sin dalle origini, per il presidente Ciampi esso è oggi qualcosa di più di un semplice richiamo: in un mondo lacerato da crisi, conflitti e disuguaglianze esso si configura come “una sollecitazione all’intera comunità internazionale, affinché ponga saldamente al centro della propria azione i principi etici, fondamento di ogni vivere civile”.

Il Gran Maestro ha poi concluso affermando “impareggiabile è stata la Sua azione – ispirata ad assoluta imparzialità – di garanzia delle istituzioni e in difesa dei diritti umani, dei valori morali e della famiglia. Di alto significato è stato il Suo intenso impegno per una memoria storica condivisa da tutti. La gratitudine dei cittadini italiani per la Sua opera è visibile ovunque: essa resterà patrimonio di questa nazione. Signor Presidente, desideriamo oggi formulare, per Lei e per la Signora Franca, l’augurio affettuoso di poter continuare a lungo a servire questo meraviglioso Paese”.

Da Il Giornale del 15/03/2013 leggiamo un articolo dal titolo Banchieri, ex Pci e industriali. È la Compagnia che comanda:




"Ciampi, Monti e Draghi. Ma anche Fassino e Rutelli: i collegi dei gesuiti hanno formato una buona fetta della classe dirigente italiana. Da destra a sinistra.



Roma - Scuole severe, elitarie, formative secondo i principi di Ignazio di Loyola, fondatore della Compagnia di Gesù, l'ordine più intellettuale (dieci anni di studi intensi, oltre alla laurea, per farne parte).

Dagli istituti governati dai padri gesuiti esce una bella fetta di classe dirigente, banchieri, manager, politici. E c'è uno schieramento trasversale di leader di partito che adesso, col primo Papa gesuita, si metterà nella scia della renovatio vaticana secondo Bergoglio.

Da sinistra a destra al centro civico, quello di Monti e Montezemolo. Entrambi, in effetti, i promotori dello sfortunato listone neocentrista vengono da scuole (tutte private, spesso costose) di gesuiti. Il Leone XIII di Milano, collegio della buona borghesia meneghina, per il prof. Monti (ma anche l'ex sindaco Albertini, o Massimo Moratti), autore sul Corriere di una lettera per «il più caloroso e deferente omaggio» al nuovo Pontefice gesuita. L'Istituto Massimiliamo Massimo, invece, erede del Collegio romano fondato da Sant'Ignazio di Loyola nel 1550 e sfrattato dall'Italia Unita nel 1870, per il fondatore di Italia Futura Luca Cordero di Montezemolo.

Sempre dal «Massimo» di Roma sono usciti l'ex sindaco Rutelli, il presidente Bce Mario Draghi, ottimo giocatore della squadra di basket dell'istituto e fino alla prima liceo compagno di classe di Giancarlo Magalli, poi espulso dai gesuiti per aver simulato un allarme pur di evitare un compito in classe. Sempre al «Massimo» hanno studiato l'imprenditrice e consigliere Rai Luisa Todini, il presidente di Bnl-BNP Paribas Luigi Abete, il direttore del Fatto Antonio Padellaro, il direttore di La7 Paolo Ruffini. Parente del deputato Pdl Enrico La Loggia del Pdl, anche lui formato dai gesuiti, nella più prestigiosa scuola privata di Palermo, il «Gonzaga», nei cui archivi si trovano altri politici, Marcello Dell'Utri, l'attuale sindaco Leoluca Orlando, sostenuto, ai tempi della Rete (anni '90) da un eminente gesuita come padre Bartolomeo Sorge, poi direttore di Civiltà cattolica [nota di nwo-truthresearch: Leoluca Orlando venne sostenuto anche da un altro gesuita, Ennio Pintacuda]. Dai gesuiti, ma al «San Francesco Saverio» di Livorno, si è diplomato invece l'ex presidente Carlo Azeglio Ciampi, un laico dalla religiosità sobria ma rigorosa (ogni domenica a messa), da buon allievo gesuita.

Insospettabili anche a sinistra, zona Pci addirittura. Come Piero Fassino, che da segretario dei Ds, durante il governo Prodi sotto attacco per i Pacs (le unioni civili) invisi al mondo cattolico, raccontava di una giovinezza precedente alla Fgci torinese nel '68: «Sì, sono stato per nove anni allievo dei gesuiti a Torino, e questo mi ha consentito di rafforzare la mia fede religiosa. Essere di sinistra non è in contraddizione con la fede, perché significa battersi per la giustizia, l'uguaglianza, il rispetto della persona, valori cattolici». Niente studi gesuitici per Bertinotti, marxista ateo ma sui generis («Mi sono sempre interessato alla Chiesa del Concilio e ho tanti amici di Chiesa, anche tra i cardinali») e neppure per Nichi Vendola, comunista «cattolico», che una volta, in un battibecco col sindaco renziano Delrio che gli dava dell'incompetente («Caro Nichi occupati di taralli o di trulli e non rompere con le fumisterie parolaie»), rispose così: «Caro Graziano, pensavo avessi studiato dai gesuiti, invece usi argomenti da bar». Qualche traccia in più però c'è, visto che cinque anni di scuola dai gesuiti a Montreal li ha fatti Eddy, il compagno del governatore pugliese.

Ma che politici forma la pedagogia gesuita? A sentire padre Sorge, sostenitore entusiasta (solo all'inizio) dell'Ulivo di Prodi, moderati di centrosinistra: «Anche i figli di buone famiglie da noi si appassionano ai drammi degli emarginati sociali, delle minoranze e sviluppano una passionalità che li guida poi nella vita civile». Mario Draghi, in una intervista a Radio Vaticana, spiegò il cuore dell'educazione gesuita in termini più generali: «Far capire che tutti noi, al di là di quanto noi potessimo apprendere come scolari, nella vita avevamo un compito che poi il futuro, la fede, la ragione, ci avrebbero rivelato». E fa un certo effetto trovare come «intervento straordinario» sulla cyber democracy, ad un convegno del 2004 della Fondazione Stensen, Padri Gesuiti di Firenze, un altro futuro (non)politico: Beppe Grillo.



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sabato 1 giugno 2013

Caritas in Veritate: Il Governo Mondiale del Vaticano



di Carl Teichrib,Capo redattore

Forcing Change, Volume 3, Numero 8. Settembre 2009




"La maggior parte di noi non sono competitori...Noi siamo la posta in gioco. La competizione è su chi stabilirà il primo sistema di governo unico mondiale...Nessuno potrà essere esentato dai suoi effetti. Nessun settore della nostra vita rimarrà intatto."[1]

Malachi Martin



Nel 1990, un ex membro del Vaticano affermò che si stava combattendo una lotta titanica per realizzare un sistema politico mondiale. L'ormai defunto gesuita spiegava che questa competizione avveniva fra tre giocatori: il leninismo internazionale, le élite economiche transnazionali e la mano del Vaticano.

Sono passati quasi vent'anni da quando Malachi Martin attirò l'attenzione su questi tre tentativi. A quel tempo le sue affermazioni sembrarono esagerate. Certo, l'idea di un governo mondiale attraverso il comunismo non era nuova, dopo decenni di atteggiamenti da Guerra Fredda che ancora risuonavano nella nostra mente. Ed era scritto sui muri del crescente potere delle élite aziendali e finanziarie internazionali, esemplificato da personaggi come David Rockefeller e dalla Commissione Trilaterale.



Ma il Vaticano?



Per molti la convinzione che la Santa Sede stesse perseguendo una visione di governo mondiale era semplicemente troppo. Dopo tutto, questo antico centro del cattolicesimo romano aveva una reputazione, soprattutto tra i giovani agnostici d'Europa, come un'istituzione di uomini anziani, immersa nella tradizione, nelle processioni e nelle cerimonie. Non importava che la storia del Continente, il più delle volte, ruotasse intorno all'abilità politica del Vaticano.

Nell'estate del 2009 le carte politiche della Santa Sede sono state rivelate in un importante documento pontificio. Sulla scia delle parole di Malachi Martin sul governo mondiale, la più potente carica religiosa del pianeta aveva promosso un'autorità politica mondiale per gestire l'economia globale. La sicurezza alimentare, il disarmo e la pace avrebbero avuto il loro abito.

Un'economia globale e una pace mondiale solide sono certamente obiettivi che suonano nobili. Ma il pericolo si annida in quei semi della tirannia che sono spesso sepolti nel terreno delle buone intenzioni.

Il 7 luglio Papa Benedetto ha emesso la sua nuova enciclica intitolata Caritas in Veritate, o “Carità nella Verità”.

Frutto di due anni di lavoro, questo documento è stato divulgato alla vigilia del vertice del G8 in Italia e dell'incontro del Papa con il presidente degli Stati Uniti Barack Obama. Lunga circa 30000 parole, questa enciclica ha delineato le preoccupazioni del Papa per quanto riguarda la globalizzazione e l'economia, l'etica aziendale e il ruolo della Chiesa cattolica nella promozione della dottrina sociale.

Commentando l'enciclica, il New York Times ha osservato che ”a volte Benedetto ragiona come una vecchia scuola europea socialista...”[2], e il San Francisco Chronicle ha spiegato che:

Caritas in Veritateaffronta temi molto moderni quali la globalizzazione, l'economia di mercato, gli hedge fund, l'outsourcing e le energie alternative, chiedendo alle persone di mettere da parte l'avidità e lasciare che sia la loro coscienza a guidarli nelle scelte economiche e ambientali. Molte delle idee proposte farebbero probabilmente soffrire i conservatori...”[3]



E.J. Dionne, un'editorialista del Washington Post,decantava che Benedetto è "molto più a sinistra di Obama sull'economia"[4]

Anche se la prospettiva di Benedetto XVI per l'economia globale era una miscela sconcertante di libero mercato e ideali sociali di welfare, ciò che ha sollevato le sopracciglia sono stati i suoi pensieri sulla politica internazionale. Nella sezione 67 della Caritas in Veritate, il Papa ha lasciato cadere una bomba ideologica, un'autorità mondiale per “gestire l'economia”, portare “il disarmo tempestivo” e garantire “la sicurezza alimentare e la pace.”

Ecco una parte importante della sezione 67. Il riferimento a una “autorità politica mondiale” è molto chiaro e Papa Benedetto spiega che a questo organismo internazionale dovrebbe essere dato il potere difar rispettare la legge...”reale concretezza.”



“Di fronte all'inarrestabile crescita dell'interdipendenza mondiale, è fortemente sentita, anche in presenza di una recessione altrettanto mondiale, l'urgenza della riforma sia dell'Organizzazione delle Nazioni Unite che dell'architettura economica e finanziaria internazionale, affinché si possa dare reale concretezza al concetto di famiglia di Nazioni.

Sentita è pure l'urgenza di trovare forme innovative per attuare il principio di responsabilità di proteggere [146] e per attribuire anche alle Nazioni più povere una voce efficace nelle decisioni comuni. Ciò appare necessario proprio in vista di un ordinamento politico, giuridico ed economico che incrementi ed orienti la collaborazione internazionale verso lo sviluppo solidale di tutti i popoli.

Per il governo dell'economia mondiale; per risanare le economie colpite dalla crisi, per prevenire peggioramenti della stessa e conseguenti maggiori squilibri; per realizzare un opportuno disarmo integrale, la sicurezza alimentaree la pace; per garantire la salvaguardia dell'ambiente e per regolamentare i flussi migratori,urge la presenza di una vera Autorità politica mondiale, quale è stata già tratteggiata dal mio Predecessore, il Beato Giovanni XXIII.

Una simile Autorità dovrà essere regolata dal diritto, attenersi in modo coerente ai principi di sussidiarietàe di solidarietà, essere ordinata alla realizzazione del bene comune [147], impegnarsi nella realizzazione di un autentico sviluppo umano integrale ispirato ai valori della carità nella verità.Tale Autorità inoltre dovrà essere da tutti riconosciuta, godere di potere effettivoper garantire a ciascuno la sicurezza, l'osservanza della giustizia, il rispetto dei diritti[148]. Ovviamente, essa deve godere della facoltà di far rispettaredalle parti le proprie decisioni, come pure le misure coordinate adottate nei vari fori internazionali.
Immediate controversie circondano il presente paragrafo, mentre alcuni cattolici hanno tentato rapidamente di prendere le distanze dall'idea che la Santa Sede avrebbe sostenuto un governo mondiale.

Gerarchia di potere


John-Henry Westen, scrivendo per LifeSiteNews, ha affermato in modo innequivocabile che il Papa stava parlando "direttamente contro un unico governo mondiale." La giustificazine di Western per questa sua posizione è stato l'appello del Papa per una "autorità politica dispersa" nel paragrafo 41 – in riferimento al ruolo degli Stati membri nel sistema internazionale. Western ha evidenziato anche l'uso della parola "sussidiarietà" nella sezione 57, come un freno contro il governo mondiale.

Questo è un punto importante: la sussidiarietà è quella dottrina sociale della Chiesa che afferma che i problemi dovrebbero essere affrontati al livello più basso possibile. Per molti aspetti si basa sul tema dell'autodeterminazione, e in questo senso potrebbe sembrare antitetica ad un'autorità mondiale.
Nella sezione 57 di Caritas in Veritate si dice:

"Per non dar vita a un pericoloso potere universale di tipo monocratico, il governo della globalizzazione deve essere di tipo sussidiario, articolato su più livelli e su piani diversi, che collaborino reciprocamente. La globalizzazione ha certo bisogno di autorità, in quanto pone il problema di un bene comune globale da perseguire; tale autorità, però, dovrà essere organizzata in modo sussidiario e poliarchico [138], sia per non ledere la libertà sia per risultare concretamente efficace."

Il signor Western, che afferma che l'uso, da parte di Benedetto, della parola sussidiarietà, si opporrebbe ad un governo mondiale, ha mal interpretato questa sezione. Evocando la sussidiarietà, il Papa non sta parlando contro un governo unico mondiale; sta invece offrendo un modello gerarchico su cui costruire un'autorità internazionale. In sostanza, dove i problemi possono essere risolti a livello locale o nazionale, si lascia che siano gestiti a questo livello. E dove i problemi sono globali e non possono essere adeguatamente affrontati ad un livello inferiore, allora è necessaria un'autorità mondiale.

Papa Benedetto ha suggerito anche che la sussidiarietà potrebbe essere un valore di sicurezza che frenerebbe il potere di un governo mondiale dall'assumere tratti tirannici. Ma il proporre che la sussidiarietà sia un fattore di contrasto alla tirannia non è convincente, essa non può nemmeno controllare oggi l'espansione di un eccesso di governo.

John Laughland, autore di The Tainted Source: The Undemocratic Origins of the European Idea, ha osservato che:"...la Costituzione tedesca è diventata sempre più centralizzata a seguito della sua clausola di sussidiarietà." Anche l'Unione Europea comprende questo concetto, ma non ha frenato l'UE dalla centralizzazione del potere politico e dall'accumularsi di un apparato burocratico super gonfio. La sussidiarietà, secondo Laughland, è un modello che presume una "gerarchia piramidale unitaria delle funzioni esecutive", con una dottrina decisamente corporativista.[6]

La sussidiarietà può anche essere trovata nel sistema delle Nazioni Unite. Il professor Robert Araujo spiega che “il principio di sussidiarietà è riconosciuto come un principio fondamentale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite.”[7] Qui il concetto è incentrato sull'autodeterminazione ai sensi dell'articolo 1, paragrafo 2, della Carta delle Nazioni Unite. Ma questo non impedisce alle Nazioni Unite di cercare di potenziare la giurisdizione internazionale sotto la bandiera della “riforma”. E' importante notare che la sussidiarietà permette il processo decisionale dal basso e l'auto determinazione, ma ciò avviene nel contesto di una visione più ampia. Il professor Araujo spiega che si tratta di “un concetto per sintetizzare gli interessi del singolo con quelli della comunità.” Quindi, non è difficile vedere come questo principio possa allinearsi con un'autorità mondiale – voi potete perseguire una direzione politica locale, ma dove finisce il coinvolgimento locale ci sono poi altri livelli di governo per rafforzare il “bene comune”.

Dire che il Papa benedetto si oppone ad un governo mondiale perché ha evocato la sussidiarietà non coglie il seguente punto: la sussidiarietà svolge un ruolo operativo all'interno di una gerarchia di potere politico crescente.

Ciò che dimostra il punto 57 non è un'avversione del governo mondiale, ma l'ordinamento del processo decisionale su cui esso, secondo Benedetto, si dovrebbe basare.



Riforma e Autorità Mondiale



Il paragrafo 67 di Caritas in Veritate è dichiaratamente politico nella sua natura. Ecco uno schema di alcuni punti chiave.


  • Riforma delle Nazioni Unite”. La riforma dell'ONU è incentrata su qualcosa di più che semplici “cambiamenti di voto” o sulla “trasparenza”. Piuttosto, la riforma è connessa ad una tassazione globale, una componente dell'ordine globale, e alla creazione di un parlamento internazionale. Esiste già una montagna di documenti che supportano questa versione della riforma, con il sostegno delle Nazioni Unite, dei governi nazionali e dei gruppi pro Nazioni Unite quali il World Federalist Movement e il Club di Roma.[8] In effetti, questa piattaforma di fiscalità internazionale, di rafforzamento e di un parlamento mondiale, erano i principali punti di discussione al Forum del Millennio delle Nazioni Unite, in particolare durante le sessioni ospitate dal gruppo di lavoro sul “Rafforzamento e la Democratizzazione delle Nazioni Unite.”[9] Cliff Kincaid, l'editore di Accuracy in Media, ha evidenziato i legami tra la riforma e la governance globale nella sezione 67 del testo papale:"...La 'riforma' delle Nazioni Unite è stata progettata per rafforzarle. Quindi, l'ONU è chiaramente destinata, dal punto di vista del Vaticano, a diventare l'Autorità Politica Mondiale."[10] La riforma dell'ONU va ben al di là dei nuovi mobili per l'ufficio.
  • "Responsabilità di Proteggere". Conosciuta come R2P, questo è un ideale mondo federalista che darebbe all'ONU un mandato di intervenire a livello nazionale quando una nazione commette violazioni dei diritti umani. Suona bene a livello superficiale, ma i critici, e anche alcuni sostenitori, si rendono conto che un tale mandato può aprire il Vaso di Pandora. José E. Alvarez, presidente dell'American Society of International Law, ha riconosciuto questa situazione mentre affrontava una conferenza sul diritto internazionale a L'Aia nel 2007. L'R2P, egli ha suggerito, potrebbe essere utilizzata come pretesto per impegnarsi in ogni sorta di discutibili azioni interventiste.[11] Nessuna persona sana di mente vorrebbe far sperimentare genocidi o gravi ingiustizie ad un qualsiasi gruppo di persone. L'R2P, tuttavia, è un concetto con molte carenze, che ha insito il potenziale di gravi abusi. Dal punto di vista della gestione mondiale, il diritto di proteggere diventa la giustificazione legale affinché un'autorità politica mondiale agisca militarmente. Il pericolo si annida in quei semi della tirannia che sono spesso sepolti nel terreno delle buone intenzioni. Per saperne di più sul concetto di R2P vedere il Volume 2, Numero 7 di Forcing Change (www.forcingchange.org) – "Kosovo and the International Community: Just Another Pawn in the Game."
  • Gestire l'economia globale”. Questo punto è già in fase di discussione in seno alla comunità internazionale, che sta guardando al nuovo ordine finanziario mondiale come ad una struttura di potere dall'alto in basso che potenzierà notevolmente le istituzioni globali esistenti:

    Banca dei Regolamenti Internazionali – farla diventare il regolatore bancario globale. La BRI implementerebbe velocemente se stessa come manager bancario internazionale, un corpo che supervisionerebbe le banche e il sistema finanziario di tutto il mondo, compresa la regolamentazione del capitale internazionale. Un'entità di questo tipo sarebbe l'equivalente ad un banchiere “Re della Collina” (leader indiscusso, ndt). Il Los Angeles Times l'anno scorso ha scritto che:”...Un tale sistema costringerebbe i paesi a rinunciare ad un aspetto della sovranità nazionale sulle banche che operano all'interno dei loro confini. Esso potrebbe anche implicare che i burocrati internazionali cerchino di plasmare la politica finanziaria e forse intraprendere azioni punitive.”

    Fondo Monetario Internazionale – farlo diventare la banca di valuta di riserva mondiale. Nell'ambito di questo regime, il FMI sarebbe incaricato della regolamentazione di una nuova valuta globale al fine di essere utilizzata nel commercio mondiale, tra cui il settore energetico. Collaborando con la Banca Mondiale, il FMI utilizzerebbe altresì questa nuova unità monetaria per erogare prestiti internazionali e titoli obbligazionari. Le monete nazionali e regionali esisterebbero ancora, almeno provvisoriamente, ma le valute reagirebbero e si regolerebbero in base ai nuovi parametri di riferimento a livello mondiale.

    World Trade Organization – farlo diventare il regolatore del commercio globale. Il WTO dovrebbe stabilire le regole per il commercio di beni e servizi tramite un insieme di standard globalmente organizzato, un processo che è attualmente in fase di elaborazione. Le politiche commerciali nazionali dovrebbero in seguito allinearsi con le prassi mondiali accettate. Tutto questo sta già avvenendo, ma c'è un ulteriore collegamento tra il libero scambio mondiale e il nuovo sistema finanziario internazionale. Richard Cooper, in una conferenza del 1984 sponsorizzata dalla Federal Reserve Bank, mentre sosteneva una sola moneta mondiale di riserva, ha rilevato quanto segue:”Sarebbe logico se il libero commercio [mondiale] accompagnasse questo regime di moneta unica. Ciò sarebbe anche coerente con lo spirito politico di collaborazione che sarebbe necessario per stabilire il regime di moneta unica. Il libero commercio potrebbe assicurare un mercato di beni, così come di strumenti finanziari.”[12]
    Nazioni Unite – trasformarle velocemente nell'agenzia dell'etica e della governance globale. L'ONU darebbe un input morale e un orientamento politico all'economia mondiale di nuova gestione. In sostanza, questo corpo diventerebbe la “coscienza planetaria”, plasmando i comportamenti, i valori e gli atteggiamenti dei consumatori e dei politici. Anche questo sta già accadendo. Alla fine di giugno l'ONU ha organizzato una conferenza che ha delineato una norma sociale accettata per l'economia globale: una visione del mondo Terra-centrica, un socialismo internazionale e una visione New Age dell'evoluzione planetaria. Ricordate che l'autorità politica mondiale di Benedetto XVI dovrebbe gestire l'economia globale. Come avverrà l'esecuzione di questo mandato? L'autorità mondiale opererà come un ombrello per i gruppi sopra citati? Le Nazioni Unite possono riformarsi fino al punto di diventare questo responsabile dell'economia globale?
    La Caritas in Veritate ci ha dato un assaggio delle direttive dell'autorità mondiale, ma non ci ha fornito le specifiche operative. La Santa Sede ha forse effettivamente concretizzato i suoi dettagli, delineando il processo magari attraverso un documento di lavoro interno? Se fosse così, sarebbe una lettura interessante! Oppure, offrendo solo delle generalità, il Vaticano si aspetta che siano altri importanti giocatori, come le Nazioni Unite o il World Federalist Movement, ad elaborare i particolari? Se è così, che ruolo avrebbe il Vaticano in questo quadro di governo mondiale?
    Osservatore? Consulente? Sovrintendente?
    Qui sorgono un sacco di domande imbarazzanti, e così dovrebbe essere.
    NOTA: per informazioni ed analisi sulla conferenza sopra menzionata, controlla il report di Forcing Change (www.forcingchange.org), "Building a New Common Future: Twisting Faith and Finance in a Global Order" (luglio 2009). Per saperne di più sul movimento verso una moneta unica mondiale, vedi gli articoli di Forcing Change "One World, One Money" (Volume 1, Numero 12), e "The Joseph Principle and Crisis Economics" (Volume 2, Numero 9).
  • Un'autorità...regolata dalla legge” - I governi di tutto il mondo sono regolati da leggi interne e da misure di responsabilità, ma questo non impedisce che gli abusi, la corruzione e finanche la tirannia, entrino in questo quadro. L'idea che un'autorità mondiale potrebbe essere tenuta sotto controllo da un sistema di diritto mondiale non regge.
  • Una vera autorità politica mondiale” - Questo non è un ideale morale o spirituale propagandato dalla Santa Sede, ma la visione di un governo mondiale effettivo. Questo è evidente nel contesto generale della sezione 67 e nella sua stessa formulazione: una “autorità politica mondiale”.
    Non vi è dubbio che l'ufficio papale desidera vedere uno standard spirituale incorporato in questo soggetto politico, basato in gran parte sugli insegnamenti della chiesa cattolica. Tuttavia, questo non garantisce che un'autorità mondiale agirebbe in buona volontà. Come la storia ci racconta, il Vaticano stesso è ben lungi dall'essere immune da questi propositi, e i “detentori del potere” tendono ad accumulare potere.
    Ricordate le parole di Lord Acton, uno storico cattolico che ha scritto quanto segue in risposta all'autorità indiscussa del Vaticano:”Il potere corrompe e il potere assoluto corrompe assolutamente.”[13]



Seguendo una tradizione



La promozione del governo mondiale da parte di papa Benedetto XVI non è venuta dal nulla. Dagli anni cinquanta del novecento la Santa Sede si è costantemente mossa per sostenere il potenziamento delle Nazioni Unite e un'autorità politica mondiale.

Papa Pio XII: il 6 aprile 1951, il Papa Pio XII ebbe un incontro in Vaticano con il Movimento Mondiale per un Governo Mondiale Federale. Nel corso di tale incontro il Papa Pio XII incoraggiò il suo uditorio di “governo mondiale” a proseguire in questa ricerca:


“Il vostro movimento, signori, ha il compito di creare un'efficace organizzazione politica nel mondo. Non c'è niente di più in linea con le dottrine tradizionali della Chiesa, o meglio adattato ai suoi insegnamenti sulla guerra giusta o ingiusta, soprattutto nella presente situazione mondiale. Un'organizzazione di questo tipo deve, pertanto, essere istituita...”

Il Papa spiegava poi, giustamente, che i “germi mortali del totalitarismo meccanico” avrebbero potuto infettare questa “organizzazione politica mondiale”. Tuttavia, nel notare questa possibilità, egli ricordò ai partecipanti di perseguire un approccio federalista mondiale solidamente morale. Terminando il suo incontro, il Papa incoraggiava il suo uditorio a proseguire questa grande idea.

“...Voi avete il coraggio di dare voi stessi per questa causa. Ci congratuliamo con voi. Vorremmo esprimere a Voi i nostri auguri per il vostro pieno successo e con tutto il Nostro cuore Noi pregheremo Dio affinché vi conceda la Sua saggezza e il Suo aiuto nello svolgimento del vostro compito.”[14]

Papa Giovanni XXIII: nella sua enciclica Pacem in Terris del 1963, Papa Giovanni XXIII chiedeva un'autorità pubblica internazionale con una “sfera di attività mondiale” per far fronte ai problemi globali. Questa autorità avrebbe dovuto essere “dotata di potere mondiale e di mezzi adeguati per il raggiungimento del bene comune universale”, sebbene non avesse dovuto imporsi come forza:”Essa deve essere istituita con il consenso di tutte le nazioni.” 
Nel contemplare sul come questo sistema avrebbe potuto funzionare, Giovanni XXIII si richiamò al principio di sussidiarietà, dicendo che questa avrebbe dovuto applicarsi “ai rapporti tra l'autorità pubblica della comunità mondiale e le autorità pubbliche di ogni comunità politica.”

Questa sussidiarietà, come l'uso di tale termine da parte di Benedetto, non nega un'autorità mondiale – impone semplicemente una struttura gerarchica che riconosce ogni livello, dal basso verso l'alto, come chiave per questo sistema.[15]

Papa Paolo VI: Mentre stava parlando alle Nazioni Unite nel 1965, l'adulazione proveniente dal Papa era palpabile. Durante il suo discorso egli elogiò il sistema delle Nazioni Unite come “la strada obbligata della civiltà moderna e della pace mondiale.”


“L'edificio che avete costruito non dovrà mai cadere, ma dovrà essere perfezionato e reso uguale ai bisogni che la storia del mondo presenterà. E' possibile contrassegnare una fase nello sviluppo del genere umano, dal quale non dovrà mai essere concesso il ritirarsi...Avanzate sempre!...Lasciate che cresca una fiducia unanime in questa istituzione, fate in modo che la sua autorità aumenti.”

Ahimè, Papa Paolo VI chiese un governo mondiale:

“C'è qualcuno che non vede la necessità di pervenire, in tal modo, progressivamente, alla creazione di un'autorità mondiale in grado di agire efficacemente sul piano giuridico e politico?”[16]

Papa Giovanni Paolo II: nel suo discorso del 1995 alle Nazioni Unite, Giovanni Paolo riflette sulle connessioni storiche tra il Vaticano e l'organismo mondiale:


“La Santa Sede, in virtù della sua missione specificamente spirituale, che la rende sollecita verso il bene integrale di ogni essere umano, ha sostenuto gli ideali e gli obiettivi dell'Organizzazione delle Nazioni Unite sin dall'inizio. Anche se i loro rispettivi scopi e approcci operativi sono ovviamente diversi, la Chiesa e le Nazioni Unite trovano costantemente ampi settori di cooperazione sulla base della loro comune preoccupazione per la famiglia umana.”[17]

Sebbene Papa Giovanni Paolo II si scontrò con le Nazioni Unite sulla questione della famiglia, egli diede enorme importanza al raggiungimento di sistemi politici di normative mondiali. Nel 1985 egli parlò ai giudici della Corte Internazionale di Giustizia, dicendo loro che:

“La Santa Sede attribuisce grande importanza alla collaborazione con l'Organizzazione delle Nazioni Unite e con i vari organismi che sono una parte essenziale del suo lavoro. L'interesse della Chiesa presso la Corte Internazionale di Giustizia risale agli albori di questo Tribunale e agli eventi che furono legati alla sua creazione...

La Chiesa ha sempre sostenuto lo sviluppo di una amministrazione internazionale della giustizia e di un arbitrato come strumento di pace e di piena risoluzione dei conflitti come parte dell'evoluzione di un sistema giuridico mondiale...

In senso stretto, l'attuale Corte non è né più né meno che un primo passo verso quello che ci auguriamo possa un giorno essere un'autorità giuridica totalmente efficace in un mondo pacifico.”[18][corsivo nell'originale]

In altri discorsi e scritti, come la sua enciclica Sollicitudo rei Socialis, Giovanni Paolo II chiese un rafforzamento della normativa mondiale e “un grado superiore di ordinamento internazionale.”[19] Niente di tutto questo ha la stessa vistosità della raccomandazione di Papa Benedetto XVI di una “autorità politica mondiale”, ma questa segue un tema politico comune, una governance mondiale ampliata e migliorata.

L'idea di Papa Benedetto XVI di una “autorità politica mondiale” non è scaturita dal nulla. Piuttosto, attraverso successivi incarichi papali che risalgono almeno a Pio XII, [20] la Santa Sede ha coltivato le visioni di una politica internazionale.



Influenzare Principi e Poveri



Il fatto che un leader religioso abbia chiesto un'autorità mondiale è di per se stesso interessante, ma per il fatto che ciò sia l'emanazione di una carica papale, è giustificata una misura extra di attenzione.

Noi non possiamo trascurare l'influenza esercitata dalla Santa Sede. Quando si tratta di rilevanza mondiale, il Papa si differenzia molto rispetto ad altre figure religiose. E' vero che alcuni leader protestanti ed evangelici sono consultati dalle élite politiche; e i funzionari di governo spesso corteggiano i capi delle altre religioni, come il Dalai Lama. Ma tutto questo impallidisce rispetto ai poteri storici e contemporanei della sede papale.

Per secoli la Santa Sede è stata il fulcro degli affari politici europei. La sua storia è piena di intrighi geopolitici, guerre papali ed ascesa e caduta dei poteri nazionali. I Reali di ogni angolo del continente hanno viaggiato verso Roma in cerca di un'udienza con il Papa, sperando in un favore papale. Inoltre, il Vaticano è stato un fulcro di interessi bancari, spionaggio e rapporti d'affari internazionali.[21]


E oggi, come in passato, presidenti e primi ministri si inchinano davanti al Papa, in cerca di un suo consiglio, e discutono con lui privatamente sulle questioni di grande importanza politica, economica e sociale.


Eric Frattini, l'autore di The Entity: Five Centuries of Secret Vatican Espionage, ci offre una finestra in questo mondo geopolitico:

“Il papato, l'autorità suprema a capo della Chiesa cattolica, è la più antica istituzione stabilita nel mondo. Fu l'unica istituzione a fiorire durante il Medioevo, un attore di primo piano nel Rinascimento, e protagonista nelle battaglie della Riforma, della Controriforma, della Rivoluzione Francese, dell'era industriale e dell'ascesa e caduta del comunismo. Per secoli, facendo pieno uso della loro famosa 'infallibilità', i papi hanno portato il loro potere centralizzato a premere sugli esiti sociali del dispiegarsi degli eventi storici...”

“...Nel corso della storia il papato ha sempre mostrato due volti: quello della leadership mondiale della Chiesa Cattolica e quello di una delle migliori organizzazioni politiche del pianeta. Mentre, da una parte, i papi stavano benedicendo i propri fedeli, dall'altra essi ricevevano gli ambasciatori stranieri e i capi di stato e inviavano legati e nunzi in missioni speciali.”[22]

E in piedi dietro al Papa vi è un seguito di cattolici devoti in tutto il mondo, che potrebbero non concordare con il governo mondiale, ma che sono comunque impegnati per la Chiesa cattolica romana, pertanto a sostegno del Pontefice. Avro Manhattan, un critico della Santa Sede, ha giustamente fatto la correlazione tra il potere del Vaticano e il fedele:


“Ciò che conferisce al Vaticano il suo enorme potere non è la sua diplomazia in quanto tale, ma il fatto che dietro la sua diplomazia si trova la Chiesa, con tutte le sue molteplici attività che abbracciano tutto il mondo...”

“...La diplomazia del Vaticano è così influente ed è in grado di esercitare un potere così grande nel campo diplomatico e politico, perché ha a sua disposizione l'incredibile macchinario di un'organizzazione spirituale con ramificazioni in tutti i paesi del pianeta. In altre parole, il Vaticano, come un potere politico, impiega la Chiesa cattolica come istituzione religiosa per aiutare il raggiungimento dei suoi obiettivi. Questi obiettivi, a loro volta, sono ricercati soprattutto per favorire gli interessi della Chiesa cattolica.”

“...La Chiesa cattolica agisce automaticamente su quelle innumerevoli organizzazioni religiose, culturali, sociali e infine politiche, connesse con la Chiesa cattolica, che, sebbene legate alla Chiesa, soprattutto per motivi religiosi, possono, in certi momenti, servire, direttamente o indirettamente, fini politici.”[23]

Il punto è questo: nessun altro leader religioso del pianeta detiene tale influenza politica ed economica all'interno di un ambito religioso. Si consideri solo il numero degli aderenti che costituiscono la spina dorsale della Chiesa di Roma: Negli Stati Uniti, i cattolici costituiscono circa il 22% della popolazione e il totale mondiale raggiunge il 17%, ovvero circa 1,14 miliardi di persone.[24] Ecco perché la richiesta, da parte del Papa Benedetto XVI, di una “autorità politica mondiale”, è così significativa; quello che egli dice influenza parimenti leader e laici a centinaia di milioni.


Se il pastore battista locale o il predicatore mennonita, con un gregge di qualche decina o qualche centinaio di persone, lanciano un appello per una “autorità politica mondiale” in stile ONU, questo non avrebbe molto significato oltre i banchi di quella particolare chiesa. I membri della congregazione dovrebbero o applaudire il pastore o, si spera, contestare le sue assunzioni. Ma, in generale, ciò non causerebbe un effetto domino al di là della comunità locale. Tuttavia, quando il “Santo Padre” - un titolo cattolico che denota qualcosa di più che un “leader” - formula tale raccomandazione, e gode del sostegno dei precedenti appelli papali, le ondate di influenza viaggiano in tutto il mondo.



Conclusione

  • La Santa Sede, per almeno sei decenni, ha sostenuto la ricerca di una struttura politica globale.
  • Il Papa Benedetto XVI, con la sua recente enciclica, ha sostenuto esplicitamente l'idea di un'autorità politica mondiale, e questo governo mondiale dovrebbe essere progettato per incorporare il principio di sussidiarietà. Punto ulteriore: all'interno di una struttura politica universale, la sussidiarietà sarebbe simile allo slogan “pensare globalmente, agire localmente.”
  • L'influenza della Santa Sede sopra la comunità internazionale è sostanziale, e il Papato ha l'appoggio e il generale sostegno di centinaia di milioni di persone in tutto il mondo, in aggiunta al supporto “da locale a globale” per le visioni geopolitiche del Vaticano.
  • I sostenitori del governo mondiale, come, ad esempio, il World Federalist Movement, accoglieranno le raccomandazioni del Papa Benedetto XVI e le useranno per ostentare l'idea di una gestione del mondo.
  • Molte persone ed organizzazioni cattoliche approveranno poi la proposta di un'autorità politica mondiale, e quindi sosterranno i vari movimenti per la governance mondiale.
  • Gli individui e le organizzazioni all'interno e fuori della Chiesa cattolica difenderanno l'enciclica del Papa, cercando di spiritualizzare o moralizzare il testo, tentando in tal modo di ammorbidire la polemica. Tuttavia rimane l'intenzione del Papa per un'autorità politica mondiale.
  • Una minoranza di cattolici si opporrà ad alta voce all'invito del Vaticano al rafforzamento delle Nazioni Unite e al governo internazionale (molti di più saranno quelli indifferenti). Potrebbe verificarsi lo scherno verso coloro che parleranno pubblicamente contro gli ideali politici di Benedetto XVI. Aspettatevi spaccature tra coloro che si oppongono e coloro che sostengono la governance globale.
  • I gruppi religiosi non cattolici sosterranno l'enciclica di Papa Benedetto XVI. E' stato già rilasciato un documento di risposta evangelica da parte di un gruppo di professori e leader nazionali evangelici. Intitolato Doing the Truth in Love, questo testo è d'accordo sul fatto che siano necessarie nuove forme di autorità globale, ma che “dovranno garantire una maggiore partecipazione, trasparenza e responsabilità, e contribuire a rafforzare lo Stato nazionale rispetto al potere della finanza globale.”[25] Tale punto di vista è più utopico che pratico, perché pochi incentivi reali sarebbero in grado di obbligare un governo mondiale a metterlo in pratica.
  • Saranno formate nuove alleanze e reti per aumentare la pressione politica e sociale a sostegno dell'amministrazione mondiale; e queste reti incorporeranno gruppi cattolico/vaticani, organizzazioni non governative ed elementi delle Nazioni Unite.

Nel momento in cui la Santa Sede solleva lo spettro di un governo mondiale, ciò dovrebbe scuotere cattolici e non cattolici allo stesso modo. Anche se un'autorità politica mondiale non arriverà a buon fine, tale difesa è stupefacente. Qui abbiamo la più influente carica religiosa del pianeta – essa stessa strutturata come un'autorità dall'alto verso il basso – che promuove un sistema top-down di gestione internazionale. La sola percezione è profondamente preoccupante.

E se entrerà in gioco un'autorità politica mondiale, cosa gli impedirà di trasformarsi in un regime autocratico? Anche qui noi stiamo assumendo che l'autorità globale sarà introdotta come un governo limitato. La contraddizione finale, naturalmente, è quella di un'autorità sdentata. Senza le funzioni di attuazione, essa sarebbe poco più che un comitato consultivo. Per essere efficace, pertanto, essa dovrà essere un potere centralista con un certo peso: qualcosa di meno non avrebbe senso.



Ma è di questo che necessita il mondo per garantire l'ordine globale?



Consideriamo per un momento gli ultimi cento anni, un secolo pieno di esempi di governi centralisti “bene intenzionati”, che avevano sempre un bel significato per qualcuno. In nome di “pace e sicurezza” questi regimi schiacciarono gli oppositori interni, liquidando spesso i loro sostenitori nel processo. Dal Cile alla Cina, il motto non ufficiale “la pace è la distruzione di tutta l'opposizione”, venne tradotto in azione. E nel caso della Germania nazista, il governo salì al potere attraverso il sistema democratico. Purtroppo, in diversi casi, il Vaticano stesso teneva le mani di coloro che perpetrarono questi crimini, come in Croazia durante gli anni quaranta del novecento.[26]


Tutto questo significa che la Santa sede appoggia un regime dittatoriale mondiale? No, almeno secondo l'enciclica di Papa Benedetto XVI, perché egli ha apertamente riconosciuto la pericolosa possibilità di un “potere universale di tipo monocratico.” La sua speranza, come indicato nella Caritas in Veritate, è quella di un'autorità politica mondiale controllata da confini giuridici al fine di non “ledere la libertà”. L'eccesso di governo sarebbe compensato da misure di responsabilità.

Un concetto bello in teoria, ma che si basa su un presupposto traballante: che l'autorità politica mondiale rimarrà soddisfatta di vivere entro i limiti prescritti; soddisfatta di operare all'interno di stretti vincoli sociali, economici e politici. Qui sta l'intoppo: le nostre nazioni democratiche avanzate – e persino il Vaticano – non possiedono e non sanno vivere all'altezza di questo standard di base.

Mentre Papa Benedetto XVI cerca, in modo soft, di vendere l'idea di un governo mondiale ai cattolici e ai leader nazionali, ci arrivano, da un passato quasi dimenticato, le meditate parole di Lord Acton:”Il potere corrompe...”



Note:

1 Malachi Martin, The Keys of This Blood (Touchstone, 1990), p.15.

2 The New York Times, "Pope Urges Forming New World Economic Order to Work for the ‘Common Good’," July 8, 2009. Online edition.

3 David Ian Miller, "The Pope pays the economy some attention," The San Francisco Chronicle, July 13, 2009. Online edition.

4 E.J. Dionne Jr. "To the Right of the Pope," The Washington Post, July 8, 2009, online edition.

5 John-Henry Westen, "Pope’s New Encyclical Speaks Against, not for On-World Government and New World Order," LifeSiteNews.com, July 8, 2009.

6 John Laughland, The Tainted Source: The Undemocratic Origins of the European Idea (Little, Brown & Company, 1997), pp.154-155.

7 Robert John Arujo, "International Law Clients: The Wisdom of Natural Law," Fordham Urban Law Journal, August, 2001.

8 For a few examples among many, see the following reports: Our Global Neighborhood (The Commission on Global Governance, Oxford University Press, 1995 – directly supported and endorsed by the UN Secretary General); Toward a Rapid Reaction Capability for the United Nations (Government of Canada, 1995); Rethinking Basic Assumptions About the United Nations (World Federalist Association, 1992); Reshaping the International Order (Club of Rome, 1976).

9 UN Millennium Forum, May 22-26, 2000. See the final document, Millennium Forum Declaration and Agenda for Action.

10 Cliff Kincaid, "Who Will Probe the UN-Vatican Connection?" Accuracy in Media, August 4, 2009. (www.aim.org).

11 José E. Alvarez, The Schizophrenias of R2P, Panel Presentation at the 2007 Hague Joint Conference on Contemporary Issues of International Law: Criminal Jurisdiction 100 Years After the 1907 Hague Peace Conference, The Hague, The Netherlands, June 30, 2007.

12 Richard N. Cooper, "Is There a Need to Reform?" The International Monetary System: Forty Years After Bretton Woods (Federal Reserve Bank of Boston, 1984), p.33.

13 Reprinted in Eric Frattini’s book, The Entity: Five Centuries of Secret Vatican Espionage (St. Martin’s Press, 2008), p.2.

14 Address by His Holiness Pope Pius XII During an Audience with Delegates of the Fourth Congress of the World Movement for World Federal Government, 6 April 1951. A copy of this speech is in the author’s library. It is reprinted in its entirety in The Power Puzzle: A Compilation of Documents and Resources on Global Governance (2004, can be obtained at the Forcing Change website, www.forcingchange.org).

15 Pope John XXIII, Pacem in Terris, paragraphs 137 to 141.

16 Holy Father’s Talk at United Nations, October 4, 1965. Reprinted in its entirety in The Power Puzzle: A Compilation of Documents and Resources on Global Governance (www.forcingchange.org).

17 Address of His Holiness John Paul II, United Nations Headquarters, Thursday, 5 October 1995.

18 Address of John Paul II to the International Court of Justice during the Meeting at the Peace Palace, The Hague, 13 May 1985.

19 Sollicitudo rei socialis, paragraph 43.

20 Pope John Paul I was in office for only 33 days before being murdered in 1978. During that time he made a number of speeches, but I have found none that directly support global governance.

21 Volumes have been published on the role of the Holy See in global dealings, including banking, espionage, and international diplomacy. One of the most recent books on this subject is The Entity: Five Centuries of Secret Vatican Espionage, by Eric Frattini (St. Martin’s Press, 2008).

22 Eric Frattini The Entity: Five Centuries of Secret Vatican Espionage (St. Martin’s Press, 2008), p.1.

23 Avro Manhattan, The Vatican in World Politics (Gaer Associates, 1949), pp.28-29.

24 "Frequently Requested Catholic Church Statistics," Center for Applied Research in the Apostolate, Georgetown University, statistics are for 2009; http://cara.georgetown.edu/bulletin/index.htm.

25 Doing the Truth in Love. A copy of the document, along with signers, can be found at www.cpjustice.org/doingthetruth

26 The Croat liquidation of Orthodox Serbs was one of the most horrific examples of genocide in modern history. So gruesome were the attacks that "even hardened German troops registered their horror." See John Cornwell, Hitler’s Pope: The Secret History of Pius XII (Viking, 1999), pp.248-260. See also Unholy Trinity: The Vatican, the Nazis, and the Swiss Banks by Mark Aarons and John Loftus (St. Martin’s Griffin, 1998); and Avro Manhattan, The Vatican’s Holocaust  (Ozark Books, 1986). Mark Aarons and John Loftus attest to Manhattan’s credibility, explaining; "he was very well informed, having worked for British intelligence during the war" (Unholy Trinity, p.86).



Link articolo originale:

http://www.crossroad.to/articles2/forcing-change/09/9-vatican.htm



p.s.



Nel sito ufficiale del Vaticano potete leggere il testo integrale dell'Enciclica Caritas In Veritate.



L'alleanza tra il governo mondiale in fase di edificazione delle Nazioni Unite e il Vaticano è rimasta immutata sotto il nuovo Papa gesuita Bergoglio. Da un articolo del 09/04/2013, pubblicato su La Stampa, leggiamo:


Papa: Ban Ki-moon in udienza: Leader spirituale mondiale

Bergoglio e il segretario generale Onu parlano con traduttore

Città del Vaticano

Città del Vaticano, 9 apr. (TMNews) - Il Papa ha ricevuto stamane in Vaticano il segretario generale dell'Onu. Jorge Mario Bergoglio ha avuto con Ban Ki-moon un colloquio di venti minuti. "A nome delle Nazioni Uniti le faccio le congratulazioni per l'inizio del suo mandato", ha detto Ban Ki-moon in inglese. "E' un grande onore inontrare il leader spirituale del mondo". La Santa Sede e le Nazioni Unite "condividono idee e obiettivi".

Alla presenza di un funzionario di segreteria di Stato anglofono, monsignor Mark Miles, Papa Francesco ha parlato in italiano, Ban Ki-moon in inglese. Il Pontefice argentino ha accennato una frase di inglese al momento dello scambio di doni. Ban Ki-moon gli ha regalato l'edizione ufficiale in sei lingue della Carta delle Nazioni Unite, il Papa un mosaico di Roma: "This is for you (questo è per lei, ndr.), un mosaico di Roma...". "



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